lunedì 23 giugno 2014

Tre cuori e una valigia


Accadeva già quando eravamo dei fidanzatini di primo pelo. Si organizzavano le vacanze, si generavano le partenze e te lo ritrovavi comodamente seduto sul divano, col bagaglio infilato sotto i piedi. Riusciva a comprimere quindici giorni di mare dentro una ventiquattrore, mentre io per ventiquattro ore di assenza necessitavo di due zaini, un beauty e tre container di scarpe.
Ora cosa è cambiato? Nulla. Si siede sul divano, contempla il suo microbagaglio da ragazzo di poche necessità e ti osserva. L'unica variabile è la complicità del Polpetta che lo imita, mordicchiando il suo ciuccio con la stessa foga con cui scodinzolerebbe se solo avesse una coda.
E allora ti siedi, prendi una penna, dodici fogli e inizi a strutturare un'equazione dalle dinamiche irrisolvibili. Una settimana, sette giorni, sei per sette quarantadue, più due quarantaquattro, ma già che ci siamo facciamo ottanta pannolini (che non si sa mai). Tredici bavaglini, quattro ciucci, tre berretti (con visiera e senza), settantadue body, trentasei tutine (di ciniglia e non), otto paia di calzini, pantaloncini (corti e lunghi), un tubo di crema, una damigiana di detergente, il tagliaunghie, le sue posatine, il suo bicchierino, il suo bel piattino. E potrei proseguire, ma sono certa che finirei per ingannare qualcuno. Io tutte queste cose poi non riesco mica a portarle a destinazione. E per un motivo tanto semplice quanto ovvio: la macchina è occupata per due terzi e tu devi ancora chiudere la valigia. Il passeggino, che dovrebbero dotare di targa e bollo, porta con sé qualcosa di ostile allo spirito vacanziero. Togli due ruote, preghi in sei lingue diverse, invochi tutti i santi e riesci a chiudere il cofano, ma poi ti sale l'ansia perché hai ancora tutto un mondo da caricare e non sai dove metterlo. Allora ti volti e vedi i vicini di casa che ti guardano con aria di rivincita mentre, con un ghigno malefico, riempiono l'orribile bara grigia che il Papi si è rifiutato di montare sull'auto e che per anni hai deriso senza pudore.
Ma non è questo il punto!
Dove il Papi ha generato un pensiero fatto di tre elementi: mutande, schiuma da barba e computer. Tu sei solo allo smaltimento oggetti bambino. Ti arrovelli e non hai ancora realizzato che per tutta la settimana indosserai la stessa tuta da ginnastica. Ed è a quel punto - quando avrai concluso che pur di lavare tuo figlio dentro la sua comoda vaschetta a forma di papera rinuncerai alle scarpe girando scalza come un orango - che il Papi ti avrà già guardata sei volte e si sarà lasciato sfuggire tre irritanti sospiri. I sospiri di una donna elencano ottocentoventidue cose che vorrebbe dire (e che poi effettivamente dice), quelli di un uomo si riducono a un solo e unico elemento che non dirà mai, ma che riporta il seguente chiarissimo sottotitolo: sei nervosa e non ne capisco il motivo.
Ti guardano come si guarda una squilibrata e a un certo punto credi persino di esserlo, perché quella valigia infernale non si chiude, tu sei ancora in mutande, il Polpetta ti tira il mignolo del piede perché vuole giocare e il Papi tamburella i polpastrelli sul suo bagaglio pronto da ore.
Potresti parlare ma non lo fai, lasci che il fastidio ti fermenti dentro, chiudi la cerniera del primo borsone con così tanta foga che sale una bava di fumo e - solo allora - il Papi si alza! Afferra tutti gli oggetti che hai sapientemente sparso per la casa - tutti - e come un giocoliere inizia a infilarli in ogni anfratto dell'auto. Tu rimani lì a guardarlo stremata, mentre in tre minuti esatti ha chiuso la questione con un lapidario: ci voleva tanto?
Allora ti giri, cerchi qualcosa per colpirlo mortalmente, ma trovi solo un orso di pezza, due libri di gommapiuma, un cuscino a forma di maiale.

E' il Polpetta che - come sempre - risolve la questione. Si avvicina spingendo il pallone, si alza in piedi e mi prende la mano. A lui della vaschetta a forma di papera non gliene importa niente. Potrei anche decidere di non lavarlo per sette giorni filati, perché anche il suo bagaglio da maschio prevede solo tre elementi: la sua palla, il suo papà e la sua mamma.

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