giovedì 7 gennaio 2016

Primo giorno di scuola, primo giorno di Te


Sono spaventata, nostalgica, egoista a tratti, entusiasta a sbalzi.
Piangevo, stamattina, mentre gli riempivo il suo primo zainetto per la materna. Solo quattro lacrime, ma particolarmente lunghe.
Ridevo, questo pomeriggio, mentre gli elencavo tutte le cose entusiasmanti che troverà quando, tra qualche ora, verrà accolto da nuovi abbracci e nuovi sorrisi.
E ancora adesso mi sento come se mi portassi in giro due teste.

Ma tranquilli, lo so. Lo so già.

So che il Polpetta avverte anche l'extrasistole ventricolare, che lo sente se sto male pure se giro come Patch Adams, pure se mi sono fumata otto sigarette e ho bevuto il Listerine per ingannargli l'olfatto.
So anche che è così che funziona: se sta bene è merito suo, che è una roccia, se sta male è colpa mia, che non sono stata all'altezza della situazione.

So un sacco di cose, eh.

So che si divertirà come un pazzo. Lo so.
So anche che mi mancherà come un rene. Lo so.
So addirittura che il mio è solo un fottuto piagnisteo materno piuttosto inutile. Quello schifosissimo malessere dove ti crogioli davanti alle fotine di quando aveva sei ore di vita e ti sembrava impossibile lasciarlo anche solo mezzo minuto per andare a farsi - chessò? - un bidè. Lo so.
So benissimo che quando mi rileggerò tra qualche anno sillaberò: poraccia. Lo so.

Ma vabbè. Oggi sto così.

A fare i fighi son tutti bravi. Per essere sfigati con stile invece ci vuole una certa pratica e io ce l'ho. E in questo non mi batte manco Checco Zalone.

E allora mi concentro, spingo le sopracciglia vicine vicine, chiudo gli occhi e lo cerco il mio ricordo forte, quello che mi riempie i bicipiti.

Eccolo lì, seduto in macchina che ancheggia sulle note di lost in the weekend, eccolo mentre mi dice che quella è la nostra canzone. Eccomi che penso che l'ho fatto proprio figo mio figlio, ri-eccomi che mi convinco che lo deve sapere pure lui che è così figo, perchè a due anni mica ne è cosciente e una madre debosciata che lo gonfia come un canotto a ferragosto la deve avere pure lui, dannazione. Allora guardo lo specchietto retrovisore, abbasso il volume della radio, lui di rimando si incazza come Voldemort a un passo dalla BBcream e poi, alla fine, mi guarda e aspetta. Lo sa che se interrompo lost in the weekend è solo per comunicazioni importanti. Lo sa.


«Nic, sei bello tu?»
«No»
«Sarai mica brutto?»
«No»
«E allora come sei?»
«Sono felice»


E adesso può pure venire il primo giorno di asilo.

Vai Nic! Spacca!

E, soprattutto, continua ad essere ostinatamente felice.