giovedì 26 giugno 2014

La paura di noi.

Io provengo da una stirpe di nobili paurosi. Il cuore in subbuglio è una costante.
C'è che alle volte non ti senti neppure all'altezza e non sai da che parte cominciare.
Le prime due linee di febbre di tuo figlio ti inducono a misurarla ogni sei minuti, con tre termometri diversi, infilati in pieghe, buchi, anfratti, sempre differenti. Alla fine avrai diciotto temperature diverse e non saprai cosa fartene così chiamerai il pronto soccorso e una voce rassicurante ti dirà "signora ce l'ha la tachipirina?" e tu dirai che sì, ne hai di tre tipi diversi: sciroppo, gocce, compresse. E così via, finché non ti sarai fatta la mano e un giorno scoprirai che ti basterà dare un'occhiata a tuo figlio per stabilirne la temperatura; saprai distinguere il pianto di dolore da quello di paura; progetterai l'apertura di un'attività di pulizie nasali e diventerai l'imperatrice dell'aerosolterapia. Ti affiderai all'omeopatia, alla cartomanzia, all'oroscopo. Ogni possibilità che ti verrà data per far star bene tuo figlio sarà studiata e scartabellata. Obnubilata dalla pasta di zinco prenderai per buono ogni suggerimento e finirai per spalmare sulla botta di tuo figlio burro, maionese, arnica, salsa tartara.

Eppure tutto segue un suo percorso specifico e per quanto ci si ostini a tentare di frapporsi tra le paure materne e la strada di un figlio, il dolore non potrà mai essere debellato da una mamma.

Io avevo paura di non saperne mai a sufficienza. Poi una mattina - il Polpetta aveva 28 giorni di vita - lo hanno ricoverato d'urgenza, intubato, operato.
Il cuore mi era diventato una spugna. C'erano lacrime ovunque. Non riuscivo a smettere. Gocciolavo amore.
Poi me lo hanno rimesso in braccio e l'amore è tornato tutto al suo posto, non si disperdeva più a casaccio, non ero più un vaso rotto.
Forse qualche sbrecciatura è rimasta, lassù in alto, dentro la testa, perché certe cose non le dimentichi mai del tutto, perché se cade o si ammala il cuore fa un salto in più. Ma va bene così. Certe paure aiutano, aiutano a svelarci come siamo fatti, a farci vedere quello che da soli non saremmo mai in grado di vedere neppure sotto dettatura. In quei giorni ho fatto cose che mai e poi mai avrei pensato di riuscire a fare e non ho avuto un solo tentennamento, era come se fossi sempre stata lì, ero diventata una nave e il mare non mi spaventava più.
In terapia intensiva neonatale ho conosciuto madri eccezionali, donne che la vita ha messo subito alla prova, esseri umani che hanno partorito due volte nel giro di poche ore: la prima volta dando alla luce un figlio, la seconda volta rigenerando se stesse.

Perché non esistono sentimenti inutili, ma modalità sbagliate e perché le paure se affrontate fanno crescere, mentre quelle subite fanno solamente invecchiare.

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