lunedì 2 giugno 2014

Il Polpetta: parafrasando Baglioni

C'è che c'aveva ragione Baglioni: le cose le impari strada facendo e non a sentirtele raccomandare dai benpensanti, che alla fine manco ascolti perché ti urtano i sensori dell'ego. Infatti io, che per far prima, lasciavo il sacco dei rifiuti a terra vicino alla porta, ho capito che non s'ha da fare. Ma l'ho capito oggi quando ho trovato il Polpetta che, come un gatto randagio, spargeva rifiuti ovunque odorando con aria assai eccitata l'incarto del kitkat.
Perché per il Polpetta la vita è adesso, non domani - o chissà - e a me non resta che stargli dietro. I tempi ora li detta lui, e vaglielo a spiegare al Papi che non si può più programmare le uscite con due giorni di anticipo. Lui così preciso e puntuale, io così scapestrata, e ora così sollevata dalle colpe, perché un bambino poi in certe cose ti fa pure da alibi. Ti aiuta a scrollarti di dosso le opinioni degli altri. E le critiche da fosso invalicabile diventano pozzanghere, e te ne fotti. Ci infili pure dentro i piedi, perché ti accorgi che le scarpe sono fatte per camminare e non per stare in vetrina, sotto gli occhi ammirati dei passanti. E così sono i giorni che arrivano e che subito scappano via. E te lo ritrovi già un po' grande. Non è più il bimbo calvo tutto gengive, ma ha il suo primopelo spettinato e otto denti pronti a rastrellare tutto quello che entra nel suo campo visivo. Ora ti ride in faccia, ti indica che lì non ci vuole più stare. Urla che lì non ci vuole più stare! Non ti sta più in una mano. Non ti si addormenta più attaccato al seno. Non sei più la sua prolunga di vita, ma prende e va e alle volte pensi che possa persino dimenticarsi di te. E poi però, proprio quando ha raggiunto la soglia si gira, ti guarda, vede che non lo segui, vede che sei rimasta quei dieci passi indietro e allora si ferma, riguarda la porta, si gira un'altra volta e scoppia a piangere. E tu, che già lo avevi visto fuggire sotto una coltre di brufoli, sospiri sollevata e quasi piangi con lui mentre te lo riprendi in braccio e mediti di ingoiartelo con tutte le scarpe, per rimetterlo dov'era e rivivere tutto daccapo. Senza pudore. Dal primo ai mille giorni che verranno dopo. 

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