mercoledì 18 giugno 2014

Il Polpetta e la disfatta di Kevin Costner



Voi ce l'avete un'amica che vi interroga sulla messa a letto di vostro figlio? E quante volte dite la verità?
Io generalmente bofonchio, gigioneggio. Mi pulisco gli occhiali, mi gratto un tallone, cerco qualcosa nella borsetta (e come ben sapete questo porta sempre a stati di ingestibile amnesia momentanea).
Il punto è che ho davanti una donna che freme dalla voglia di sbobinare le regole della buona messa a letto e quindi so già dove andrà a parare. Mi interrogherà. E io - come davanti alla prof di matematica - improvviserò, nella piena consapevolezza di non poterla uguagliare. Sono troppe le variabili e io generalmente mi impiglio in tutte.
C'è quella che a quindici giorni dal parto lo ha messo a dormire in camera da solo e lui c'è stato senza dire nulla, perché è un bravo bambino. Certo, cosa poteva fare? Mandarle i sindacati a casa? C'è quella che ti racconta di come il piccolo, solo a sfiorare la culla, cade in trans, perché il trucco sta nel convincerlo che quello è il suo posto nel mondo. Quella che "si addormenta sempre con Chopin". Quella che "gli accendo il carillon e si gira magicamente su un fianco". Quella che "sto lì un secondo e dorme". Quella che "non gli spengo neppure la luce perché sa già dov'è l'interruttore". No dai, l'ultima me la sono inventata ma era per rendervi l'idea.
Perché se lo fai dormire nel lettone lo vizi. Perché se lo addormenti in braccio lo abitui male. Perché se si addormenta al seno poi non te ne liberi più. Perché se lo lasci piangere poi capisce da solo che deve smetterla. Ecco, l'ultima non me la sono inventata, purtroppo è un'affermazione tanto vera quanto detestabile, eppure ha il suo seguito che rispetto e non condivido.
Questi bimbi prodigio non hanno la dipendenza da lobo che ha il Polpetta. Il mio orecchio è il suo orecchio. Lo prende, lo stropiccia, lo arrotola. A fine giornata sembro un cocker. E pensate che fino a qualche tempo fa si inerpicava come uno speleologo dentro le narici. Poi gli è passata e il mio ottorino ha ricominciato a parlarmi.
Il Polpetta dorme nel suo lettino. In camera con noi. La mattina ci sveglia, in piedi, come una vedetta, mostra il suo leopardo di pezza e sorride. Quale migliore risveglio, dico io?
La logistica a casa ha un suo momentaneo disguido organizzativo. Spostiamo armadi, ruotiamo letti, e però non siamo ancora riusciti a trovare un punto esatto in cui farci stare il suo piccolo castello. Siamo due pigri. Forse non ce ne importa neanche così tanto. Fingiamo di dimenticare. Io sposto l'armadio di cinque cm verso destra, il Papi di trenta verso sinistra e i mobili - casualmente - non trovano mai il loro posto nel mondo.
Lo addormento sul divano, davanti alla tv, oppure sul letto, tra una carezza e l'altra. A noi l'educazione ci fa pure un po' paura. Una notte si dorme, due no, qualche volta mi stanco, qualche volta invece me lo porto nel lettone e poi mi sveglio col suo fiato che mi inumidisce il naso. Spesso e volentieri ho mal di schiena perché mi dorme sui reni, qualche volta lo faccio strisciare fin sotto il naso del Papi - che ovviamente russa come uno gnu - e lo abbandono così, a dieci cm da me, mi giro su un fianco e mi riaddormento. Al mattino lo ritrovo lì, appeso al mio lobo che mi fissa. Come una guardia del corpo mi sorveglia il sonno, non mi sveglia, si prende il tempo di studiarmi in silenzio e io apro gli occhi perché avverto nell'aria quel rumore tipico che fanno i ciucci quando vengono mordicchiati con passione.
E' lì che realizzo perché, con la nascita del Polpetta, Kevin Costner sia finito a pubblicizzare un tonno.

Fai la guardia alla mamma?
Lui in risposta mi stropiccia l'orecchio, sputa il ciuccio e sgancia uno di quei sorrisi che farebbero capitolare qualsiasi essere dotato di cuore e budella.

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