sabato 7 giugno 2014

Parole. Parole. Parole.



Lo guardi al mattino, quando si sveglia e ha già il ditino alzato perché sa già cosa chiedere. Ha i capelli infeltriti dalla notte, due punture di zanzara in mezzo alla fronte, una caccola secca che gli pende dal naso e pensi: "l'ho fatto proprio bello. gli manca solo la parola..."
Poi esci. Vai a fare la spesa. Incontri quella signora - che qualcuno deve aver imbalsamato davanti al bancone del pane - e che ogni sacrosanta volta lo avvicina tempestandolo di domande.
"mi dici ciao?"
"mi dai un bacino?"
"ti piace il pane?"
"non parli?"
"non sorridi?"
"sei arrabbiato?"
E' lì che il Polpetta inizia le manovre di allontanamento. Scivola fuori dal cappellino, ingoia tutto l'ossigeno del supermercato e urla! Una vocale, mica tutte, ovvio. Allora gli infilo il ciuccio. Lui mi guarda, si gira dall'altro lato e inizia a fissare con aria annoiata le uova sullo scaffale. La signora, che molto probabilmente si è spruzzata la lacca anche sui neuroni, mi guarda e ribadisce per l'ottantaduesima volta il concetto.
"Ma non parla?"
Io sorrido, prendo il pane e me ne vado.
Subito dopo incrocio alla cassa quella ragazza che prima era al pane e che si prende la briga di raccontarti di quel bambino, figlio dell'amica di un'amica di una lontana parente, che non parlava, no, e aveva una qualche bruttaroba e nessuno se ne era accorto! Che certe cose sembra impossibile accadano ancora! E poi - senza che tu riesca neppure a fiatare - ti rassicura pure dicendo che tuo figlio è ancora piccolo e poi è un maschio - e si sa (ricordiamocelo ancora una volta) - che i maschi sono lenti.
E' così quindi che una volta a casa, trainata da un indiscutibile impulso emotivo, mi avvicino, lo guardo mentre sgranocchia il suo tredicesimo biscottino e gli sussurro nell'orecchio "m-a-m-m-a". Lui mi guarda a stento, sputa un pezzo di biscottino, se lo spalma ben bene sulla maglia pulita e mugugna un "g-n-a-m".
Allora ci riprovo con l'altra metà del cielo "p-a-p-à" e lì neppure si gira, prende il biberon, se ne scola un terzo per poi sputarselo sul resto della maglia.
Quando la sera scendiamo a giocare nel piazzale di casa incontriamo il cane a cui si rivolge benevolo con un "ba-ba-ba". Subito dopo, in riva al fiume è un'anatra a tagliarci la strada e, sempre benevolo, la guarda e dice "ca-ca-ca". Attraversando la strada vediamo una macchina e gesticolando con la manina emette un lunghissimo "mmmhh". Ma è proprio quando torniamo a casa e siamo davanti alla porta che il gatto dei vicini ci viene incontro - e solo allora - con gli occhi a forma di cuore e il ditino alzato si inerpica dentro un confuso "m-a-m-m-a". Davanti al gatto. E lì sorrido, perché il Polpetta la sa talmente lunga che io neppure vedo la fine. 

Sarebbe forse comodo un manuale per monitorare la crescita di un figlio, ma non c'è. Per quanto in molti ci provino a vendertene una, non esiste una sequenza universale. Anzi - se posso darvi un consiglio - nei nove mesi di gravidanza stracciatevi gli occhi sopra a tutte le guide di questo mondo, ma quando partorite mettete via tutto. Cestinate i libri. Usate la connessione internet solo per monitorare i fidanzati della Canalis o i costumi da bagno della Belen. Godetevi l'improvvisazione di essere mamma! Perché c'è un tempo per tutto e non è necessariamente quello descritto dentro una tabella prestampata. E perché esistono molti istanti di una vita che, mescolati per bene in ordine sparso, generano una storia che non va letta, ma vissuta appassionatamente. Proprio perché unica ed irripetibile.

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