venerdì 1 agosto 2014

Piove, piove, la gatta non si muove.

Ho atteso qualche settimana prima di dedicarmi a questo post. Monitoravo facebook, guardavo le foto di spiagge assolate e piedi abbronzati e manzi stretti dentro opportunissimi costumini fluo e, come la vecchia strega di Biancaneva lustravo la mia bella mela rossa gracchiando: tornereteee! oh, se tornereteee!
Ecco. Ora che a quelli tornati si è spenta l'abbronzatura e che a quelli in partenza spetterà il mio stesso cielo incontinente posso sentirmi pronta nel condividere la mia claustrofobica clausura materna.
Piove. Su tutta Italia, o quasi, ma di quel quasi non mi voglio neppure interessare perché ciò che non può essere mio è fonte di perturbazione psicologica. Guardo mio figlio con la pelle candida da Edward Cullen che sbava e si contorce per l'arrivo dei canini e temo, temo che questo lungo inverno mi stia solo preparando all'arrivo dei Volturi. Controllo le mie occhiaie allo specchio e mi dico che non c'è un sonno adeguato a questa stanchezza, che l'unico riposo che al mio corpo permetterebbe di assorbire tutto questo caos estetico sarebbero dodici giorni di sole che, puro, si spalma come nutella su ogni cm del mio corpo. La buccia d'arancia ha lasciato il posto alla pelle d'oca e, francamente, non so cosa sia peggio.
Il problema però è un altro. Il Polpetta è alla finestra, appeso al vetro con le sue diaboliche manine a ventosa. Invoca il parco giochi mentre fuori piove e piove e piove. Lo stacco, lo riporto sul suo tappettino colorato e dico per la centoventiquattresima volta "giochiamo!", lui mi guarda con aria incerta, si pigia gli occhi per strizzarci fuori due lacrime in più e aspetta. Io lo guardo e improvviso, ma l'entusiasmo nel frattempo ha ceduto il passo alla stanchezza e risulto allettante quanto una pizza congelata. Il libretto! Ecco, leggiamo il libretto! I cubetti! Ecco, facciamo una torre con i cubetti! Gli animaletti! La pallina! I cerchietti colorati! Il secchiello! Il cavallino! La macchinina! Le padelline! L'orsetto! Il martello! La televisione!
Tutto. Fatto tutto. E fuori piove. Ancora.
La sera arriva e striscio dentro al letto come un viet cong. E risparmiatemi i suggerimenti indigesti di chi conosce ottantatue metodi didattici per tenerli adeguatamente occupati, il Polpetta ha sedici mesi ed è in quell'età dove esplora e conosce e nell'esplorare e nel conoscere riesce ad infilarsi in ogni anfratto, e se trova qualcosa, prima lo guarda e poi lo ciuccia mentre medita se ingoiarlo o meno. Certo, la casa è sicura come il caveau di una banca svizzera, pertanto niente è a portata di bambino. I mobili sono chiusi con la catena della bici, i giochi sono calibrati alla sua età, tutto è a sua immagine e somiglianza. Tutto.
Ma i bambini sono esseri superiori. Il Polpetta da giorni studiava silenziosamente la mia borsetta appoggiata sul davanzale della finestra. La guardava e non chiedeva, non indicava. Oggi improvvisamente si è alzato e con passo da calzino peloso è andato fin sotto il davanzale. Il Polpetta è un sedici mesi taglia XXL e pertanto è molto alto, ha allungato la mano, si è tirato in braccio la borsetta, ha infilato un ditino nel minuscolo spazio ad inizio cerniera e ha scoperto che per aprirla bastava far strisciare con forza la manina. Ecco. Io, che stavo facendo pipì, ho avvertito nel silenzio di casa un misterioso alone di paura. Allungando il collo oltre il bidet ho visto riflessa nello specchio l'operazione del piccolo ladro e ne sono rimasta affascinata. Soddisfatto ha dato una leccatina al mio cellulare, ha stracciato con aria divertita dieci nuovissimi fazzoletti di carta e si è messo a blaterale in cambogiano quando ha trovato le chiavi di casa.
Mi lascio quindi questo orrido lugliembre alle spalle meditando sulla clausura materna. Il marito che torna quando si fa sera e ti dice che sei fortunata a stare a casa con vostro figlio, che lui invece al lavoro ha incontrato una svariata quantità di idioti e che pagherebbe per fare a cambio. Tu gli dedichi sei secondi netti di attenzione in cui lo vedi aprire la velux, issarsi sul tetto e dire in fretta al bambino "esco a prendere le sigarette. torno subito!". 
La quotidianità è un puzzle di meraviglie e fatiche che si incastrano alla perfezione.

E' uscito un raggio di sole, la mia pupilla si è stropicciata di fastidio e il Polpetta, davanti alla finestra, ha iniziato a brillare come un piccolo swarovski. Me lo carico in spalla e corro al parco giochi, mentre aspetto l'arrivo dei Volturi.

E comunque - per la cronaca - non trovo più cinquanta euro. Per dire.

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