venerdì 7 novembre 2014

Grazie, signorina Grey.

Rientro da un lungo periodo di pausa blog. Impegni importanti di cui spero di potervi parlare a breve. Avevo meditato di affidare la gestione dei post al Papi, ma temevo una sua ritorsione nei miei confronti e il rischio era effettivamente altissimo. Avevo anche pensato di assoldare delle mamme collaborative pronte a darmi il cambio nella narrazione, come succede in piattaforme più importanti della mia, ma ritagliarsi del tempo per scrivere non è cosa facile e quindi ho accantonato l'idea. Perché scrivere è un po' come uscire apposta per comprarsi un cerchietto, pensi che ti piacerebbe un casino, ma poi decidi che puoi farne a meno. Il bambino deve cenare alle sette in punto; devi fare la spesa; devi presentarti al lavoro - quello retribuito - e tra i devi e puoi, si sa, che ad averla vinta sono sempre i primi. Quindi niente cerchietto e giù capelli tra gli occhi, e giù pensieri.
E allora, quando non riesco a scrivere, quando mi vorrei rapare dalla testa tutte quelle nostalgie spinose, quando mi prude un po' il cuore e non so come grattarmelo a fondo per far sparire la smania, arrivo a casa e inizio a raccogliere i giochi sparsi sul pavimento. Al limitar della pace interiore mi taglia la strada il Polpetta. Sfreccia a bordo del suo quadriciclo, si schianta contro il muro - perché non sa sterzare - e piange. Realizzo che c'è ancora da lavorare, parecchio da lavorare, almeno fino all'ora della nanna.
Ci diamo i turni. Un po' io, un po' il Papi e, al passaggio di testimone, ci fiondiamo sul web e navighiamo, chattiamo, mettiamo due like. Dormiamo. E' il pentathlon della sera.
E poi arriva l'ora X! Coccolina. Canzoncina. Nanna. Ah! Sì! Oh! Nanna.
E così a un certo punto ci ritroviamo da soli, sul divano. Abbassiamo lo smartphone con aria di sfida, insieme, perché due cowboy abbassano sempre le armi insieme e ci fissiamo increduli. Nessun rumore all'orizzonte. Il buio della notte. I giochi sono dentro le ceste, e noi finalmente soli! 
E' così che, consensualmente, consumiamo le ultime fatiche fisiche davanti all'ennesima puntata di Grey's Anatomy! Perché - non me la menate con paternali da Topo Gigio eh - le serie televisive hanno salvato più matrimoni di un giudice di pace! Le serie televisive sono il meglio che due genitori possano chiedere. Il Papi copre i dialoghi migliori con i suoi commenti, io mi innervosisco, gli tiro un calcio, lui ride, mi gratta un tallone, io mi infastidisco e gli ritiro un calcio, lui ride, io rido. E' un rito che vale più di qualsiasi dialogo buttato lì a cazzo. Perché fare del banalissimo sesso, quando puoi startene lì, sul divano, alluce contro alluce, davanti ad una milza spappolata? Niente, io e il Papi dobbiamo molto alla signorina Grey.
Questo volevo dirvi stasera. 
Perché parlare fa bene, ma parlare troppo fa male. Perché alle volte perdersi in due dentro ad un divano, lasciarsi scivolare addosso il silenzio della casa, assaporare il gusto di non doversi rinfacciare nulla, è quasi un bene. E' quasi meglio. E' quasi amore.

2 commenti:

  1. Noi uguale e ogni tanto si addormenta davanti alla sala operatoria anche la duenne, che se ci vedesse la grazia honegger fresco....

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  2. Ma la honegger fresco c'avrebbe pure da imparare, fidati :-)

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