domenica 5 ottobre 2014

Sono una mamma, non sono una santa

Potrei scrivere un decalogo sulle scelte sbagliate che una donna può effettuare durante il primo stadio di vita materna, ma ho deciso che non mi darò un limite quantitativo, riportando quelle che faccio consapevolmente e di cui non mi vergogno forse per nulla.
  • il Polpetta guarda la tv mentre mangia. Non sempre. A pranzo invoca la Peppa in prossimità della scaloppina. E' un connubio talmente perfetto che proprio non ce la faccio a guastarlo, rivelando l'origine di ciò che avidamente ingoia. E' un vizietto che spesso, concedetemelo, mi permette pure di mangiare con calma, comodamente seduta. Lui ride, si lecca le dita e non gode solo a metà. Mamma pigra, bimbo sazio.
  • il Polpetta dorme (ancora) in camera con noi. Che non vuol dire nello stesso letto, lui nel suo letto ci sta, ma a un passo da noi, senza pareti di mezzo. Qualche volta ce lo portiamo nel lettone, anche se non ce lo chiede, perché siamo dei masochisti senza vergogna, gente che ama farsi del male e prova un piacere smisurato nell'avere un maschio di tredici kg appeso al lobo dell'orecchio sinistro. Mamma sciocca, bimbo sognante.
  • il Polpetta, 18 mesi (che è la maggiore età per un infante), fa colazione con la tetta. Artificiale, mucca, capra, soia, riso o dinosauro, qualsiasi sia l'origine del latte in questione a lui non interessa, lui è il sommelier del latte e pertanto accetta solo la tetta. Tutto il resto è inutile disperazione. E al mattino, permettetemelo, quando mi alzo incriccata da una notte all'adiaccio (ovvero al freddo, perché se tiro su le coperte lui subito le abbatte con un colpo di tibia), io la forza di togliergli quella meravigliosa fonte di gioia non ce l'ho. Mamma egoista, bimbo felice.
  • il Polpetta ha usato girello e box, e ancora ci gioca. Non ho chiaro il male dell'uno e dell'altro, sono stata bacchettata più volte, ma ascoltavo sorridendo, che non è mai una buona cosa. Sappiate che se mentre parlate sorrido come Barbara D'Urso significa che sto pensando al petto di pollo da scongelare. Posso però dirvi che il Polpetta, sebbene provi ancora ad infilarsi nel girello con la stessa triste speranza con cui io sogno di entrare nei miei vecchi jeans delle medie, gattona come un leopardo affamato e cammina come un'antilope indigesta. Ha delle gambe perfette, cose da far invidia a Valeria Marini, e non soffre di crisi di panico quando entra nel recinto delle galline. Mamma ignorante, bimbo normale.
  • il Polpetta mangia la cioccolata. Io c'ho provato giuro a fargli credere che il mondo senza zuccheri è migliore, ma poi m'ha sgamata con un avambraccio nella nutella e si è messo a fissarmi dubbioso. Io, in risposta, ho finto di non capire, allora si è avvicinato, ha preteso di essere preso in braccio, mi ha dato un bacio leccando i residui di cioccolata che avevo incautamente nascosto tra i baffi e mi ha mandata mentalmente a cagare sostenendo che lui al mondo ci deve stare per un po' e pertanto dovevo mettermela via, perché lui a sta cosa che la cioccolata fa male non ci crede neanche se glielo dice l'Ape Maia. E lui è uno che l'Ape Maia la prende superserissimamente. Mamma degenere, bimbo goloso.
  • il Polpetta risponde ai NO con una grossolana risata. Ma risate portentose, eh, mica sorrisini inutili. Io dico che no! gli occhiali della mamma non si toccano e lui in risposta me li strappa dal naso sguainando una risata che farebbe entrare in analisi Raffaella Carrà. Me lo hanno ripetuto in molti: non sono convincente. Già. E' che alle volte - ve lo confesso proprio - a peggiorar le cose c'è che mi scappa pure da ridere. Cioè lo rimprovero e lui ride. Cazzo! Dai! Su! Dovrei ingoiare i denti per non rotolargli dietro. Mamma incapace, bimbo irriverente.
  • il Polpetta mangia sughi pronti, brodi pronti, pappe pronte. In realtà non accade spesso, quasi mai. Però mi è capitato, questo sì, e l'ho fatto con il senso di colpa della madre inetta, ma il tempo, il lavoro, il luogo sconnesso in cui mi trovavo, mi hanno costretta a farlo. E poi ci sono quei giorni, come oggi, in cui non sto bene e sono a casa da sola e non riesco a imbastire due grammi di carne per me e allora prendo la pastina piccola, il sugo pronto (per bambini eh), otto etti di grana e mangio con lui, quello che mangia lui. E sconto così il peso della mia inettitudine, mentre lui gorgoglia versi soddisfatti, io ingoio a stento il boccone. Mamma impedita, bimbo famelico.
Mi fermo qui, sperando che in alcuni di voi sia maturato il seme dell'assoluzione. Non ho una formula per vivere sani, per educare al meglio, per maturare in modo corretto, però ogni giorno mi prendo il tempo - tutto il fottutissimo tempo (ah. ecco. dimenticavo. aggiungete al di cui sopra il fatto che dico troppe, troppissime, parolacce) - di cui ha bisogno mio figlio per parlarci, guardarlo, sentirlo e, forse mi sbaglio, forse sono ancora obnubilata dall'ossitocina, ma lo vedo felice. E se posso assicurargli qualcosa - per ora - è proprio il mio tempo, perché - per ora - è proprio quello di cui ha bisogno. Perché il tempo non te lo consiglia nessuno ed è la cosa più faticosa da garantire, quella che nessuno ti dice di comprare, quella che tutti dovremmo invece regalare, e regalarci.
Per oggi, ma soprattutto per domani.

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